Avevo da tempo in mente di raccontare un personaggio femminile dominante, con una posizione di grande responsabilità. Ho fatto di lei un maggiore del ROS di Roma, donna in un ambiente di quasi soli uomini, capace di imporsi per determinazione, preparazione e carattere. Viene chiamata in Sardegna per indagare sulla scomparsa di un bambino, evento che subito evoca lo spettro di una nuova stagione dell’Anonima Sequestri. Il suo nome è Linda De Falco.
Linda si trova a lavorare in un ambiente professionale e sociale molto lontano dai suoi standard. Spaesata e poco preparata alla complessa natura dell’isola, sarà affiancata nella graduale presa di conoscenza del territorio da una guardia forestale, Daniele Fois. Uomo di grande esperienza, introverso e schivo, con cui instaurerà un rapporto autentico. Sarà lui a guidarla nell’indagine, che diverrà una caccia all’uomo serrata, adrenalinica e complicata dalle profonde implicazioni emotive, che attingono a un doloroso segreto nel passato della donna.
Ho trovato molto intrigante l’idea di fare incrociare la vita di Linda e quella dell’autore dei crimini, e di sviluppare il conflitto tra loro in modo ambiguo: sfida e confronto, fascinazione e attrazione quasi morbosa, fino a perdere l’esatta percezione di chi sia la preda e chi il cacciatore. Per scoprire che sono solo due persone accomunate della sofferenza, che si muovono su piani inclinati, e potranno solo continuare a cadere, per sempre.
A fare da scenario alla vicenda, la Sardegna del nord, nelle sue complessità e contraddizioni sociali. Con il massiccio del Monte Limbara, luogo emblematico di ascesa, e una natura selvaggia in cui ci si addentra come nelle profondità della mente dei protagonisti. E ancora il mare, stato transitorio tra ciò che è in potenza e ciò che diventa atto, capace di accogliere e purificare ma anche di avvolgere e trascinare nell’abisso. Simbolo di profondità inconoscibili come le acque primordiali, e la psiche umana.
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