Una mia intervista in sei domande sui temi de “I giorni del Corvo”
Eleonora Carta ci racconta il suo nuovo romanzo.
Il romanzo mescola noir e spy story con elementi geopolitici. Come è nata l’idea?
Volevo esplorare il lato nascosto del potere. La Sardegna, apparentemente periferica ma centrale negli equilibri internazionali, era lo scenario perfetto. Linda De Falco e Paolo Fabbri vivono di finzione e controllo, ma la loro missione li spingerà a confrontarsi con se stessi.
Chi è Paolo Fabbri, detto “il Corvo”?
Un uomo di logica, un osservatore capace di prevedere le mosse altrui. Ma la sua intelligenza è una prigione: costretto a mentire, si ritrova braccato per ciò che sa. Il suo viaggio in Sardegna lo obbliga a mettere in discussione ogni certezza.
Come è stato tornare a scrivere di Linda De Falco?
Linda è sempre stata lì. In questo romanzo si confronta con un uomo come Paolo: instabile, ambiguo, imprevedibile. Ma lei resta lucida, determinata, impossibile da decifrare.
Il libro affronta i giochi di potere tra Occidente e Africa. Quanto è stata importante la documentazione?
Fondamentale. L’Africa è un continente conteso, sfruttato. Dietro la narrazione ufficiale si muovono trattative segrete che influenzano il destino di milioni di persone.
La storia ha una forte componente psicologica. Come hai lavorato su questo aspetto?
Seguendo l’insegnamento di Patricia Highsmith: la tensione nasce dalle emozioni più che dall’azione. Paolo e Linda controllano tutto, ma quando missione e vita personale si sovrappongono, il rischio più grande è perdere se stessi.
Come si sviluppa il rapporto tra Paolo e Linda?
Sono abituati a muoversi nell’ombra, dove la fiducia è un lusso. Il loro rapporto è una sfida continua: chi manipola chi? In un gioco di inganni, capire cosa sia reale diventa il vero pericolo.

