Ricongiunzioni
L’auto superò una collina disegnata contro il cielo dalla macchia mediterranea, e d’improvviso il mare le fu davanti in tutta la sua immensità. Desiderò colmare la distanza per raggiungerlo e avvertì di nuovo quella strana emozione.
All’inizio era stato come il ricordo di un evento lontano, e lo aveva attribuito al nuovo incarico, così peculiare. Col passare dei giorni però divenne una vibrazione, intensa e perturbante. Poteva davvero dipendere da quel luogo? La avvertiva alla mattina, appena sveglia, durante le riunioni, o sola in ufficio. Soprattutto la sentiva quando raggiungeva il mare. Ed era netta la sensazione che originasse proprio da lì, dalle profondità delle acque. Così seguiva il richiamo, si lasciava avvolgere da quel mondo liquido e primordiale, ed ogni volta era una ricongiunzione. Nuotava e vedeva se stessa come in una proiezione astrale. Riusciva a ritrovarsi, comprendersi e assolversi.
Quando suo padre aveva già deciso per lei un futuro da magistrato, scelse invece l’Accademia e poi la scuola Ufficiali Carabinieri. Concluse il percorso di studi con il massimo dei voti e in meno di quattro anni divenne Tenente. L’appagamento tratto dal lavoro fece di lei una donna solida e appassionata, e si lasciò sedurre dalle possibilità della vita. Poi però accadde uno di quegli eventi drammatici e irreversibili che cambiano per sempre l’ordine delle cose. Per un momento di dolore accecante, lasciare l’Arma le sembrò inevitabile: la sua divisa era stata macchiata in modo indelebile. Ma con un lungo lavoro di analisi, capì che una ragione per vivere le era necessaria, a meno di cedere all’abisso che la tentava.
Così divenne il maggiore Linda de Falco.
Iniziò un addestramento che ne fece una persona diversa, nel corpo e nello spirito. La dedizione con cui rimodellò il suo corpo, rendendolo uno strumento di lavoro, fu la stessa con cui rimodellò la sua visione del mondo. Da severa, divenne ferrea. Forgiata dal senso del dovere, escluse dalla sua vita qualsiasi cosa non fosse lavoro o formazione, guidata dalla determinazione di riuscire dove pochissime erano riuscite, distinguendosi anche dai colleghi uomini per le non comuni capacità professionali: ingegno, disciplina e competenza.
Per anni lavorò sotto copertura, vivendo mangiando e dormendo in ambienti degradati, parlando in un modo che non era il suo, piegando le sue attitudini alla necessità, provando vergogna per sé stessa, facendosi violenza nel diventare uguale a ciò che era suo compito contrastare: criminali senza morale, per cui le vittime erano dettagli insignificanti in progetti folli e di inaudita ferocia. Si infiltrava in quegli ambienti sorda alle critiche dei colleghi, agli attacchi sessisti, alle facili battute sul suo aspetto fisico o sulla sua fragilità. Non le sentiva nemmeno.
E anche fuori dalla fase operativa, scivolava tra la gente, attenta a non contaminare i luoghi con la sua presenza, a non generare ricordi di sé nelle persone. Donna senza un volto, senza una casa, e senza un nome. Perché il vero obiettivo della sua vita, più ancora che diventare il miglior agente del ROS, era rendersi invisibile al mondo: era sparire.
Mentre nuotava, e ricordava il recente passato, le era chiaro che quell’indagine in Sardegna avrebbe significato uscire dall’ombra. Parlare con le persone, mostrarsi in pubblico, farsi chiamare con il suo vero nome. Niente sarebbe stato più lo stesso, dopo. I giorni da infiltrata erano finiti per sempre. Ma era anche tempo che lo fossero. Aveva altri compiti cui assolvere, e soprattutto, quel caso era suo. Avrebbe riportato quei bambini a casa, ad ogni prezzo.
Ancora però non sapeva quanto sarebbe stato alto.
© Eleonora Carta, settembre 2020
Per “L’entusiasmo delle donne” Buendia Books